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Draghi preferisce McKinsey a Keynes. E non è una sorpresa

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano ha deciso di avvalersi del supporto della più grande multinazionale di consulenza strategica al mondo, McKinsey, per “l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali ‘Next Generation’ già predisposti dagli altri paesi dell’Unione Europea e un supporto tecnico-operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano”.

Molto si è parlato del valore del contratto di 25mila euro + Iva: spiccioli per una grossa società come McKinsey. Sarà opportunismo, voglia di mettersi in gioco per la ripresa dell’Italia, simpatia per il governo Draghi, il codice degli appalti italiano? La decisione ha innescato un ampio dibattito. Marta Fana, ricercatrice e redattrice di Jacobin Italia, il 6 Marzo scriveva:

“Per fare questa cosa ci sono decine di migliaia di giovani che il governo dovrebbe avere premura di assumere e mettere a disposizione dello Stato in modo strutturale”.

Kritica Economica, ad esempio, avrebbe potuto candidarsi se ci fosse stato un bando, vantando in redazione numerosi studenti e ricercatori di economia con ottimi curricula. Ma ciò non è stato possibile, poiché l’articolo 36 comma 2.a del codice degli appalti riporta che “la pubblicazione dell’avviso sui risultati della procedura di affidamento non è obbligatoria” per quanto riguarda gli “affidamenti di importo inferiore a 40.000 euro, mediante affidamento diretto, anche senza previa consultazione di due o più operatori economici o per i lavori in amministrazione diretta”.

Insomma, il governo dei migliori conferma la sua tendenza aristocratica alla cooptazione. Eliminata l’ipotesi Keynes, spazio a McKinsey, società privata dal passato controverso. La compagnia statunitense è ad esempio coinvolta nella criminale massimizzazione dei profitti della società Purdue Pharma, a cui gli impiegati di McKinsey avevano suggerito di pompare le vendite dell’OxyContin, un farmaco oppioide che può creare forte dipendenza e che ha contribuito ad “una crisi che ha devastato famiglie e comunità in tutti gli Stati Uniti”, come scrive il New York Times.

Per il grande piano di ripartenza del paese, il governo non pensa ad un rapido coinvolgimento delle Università e delle associazioni giovanili, ma chiama i paladini della dottrina di Milton Friedman, il quale suggeriva alle aziende di “condurre il business in linea con i desideri degli shareholders, che generalmente sono quelli di fare più soldi possibili”. Chissà a quali shareholders penseranno questa volta i consulenti di supporto al MEF, se ai cittadini italiani o ad enti privati.

Mario Draghi si è un po’ divertito con le storie sul suo passato e le relazioni con Federico Caffè, ma l’antica regola dell’Arte della Guerra vale anche per lui: Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura.

Così nelle ultime settimane Draghi ha proceduto: assumendo Francesco Giavazzi come consulente economico, ma anche Sirena Sileoni, vicedirettrice dell’Istituto Bruno Leoni (il cui sottotitolo è Idee per il libero mercato), su cui qualche mese fa è stato pubblicato un paper in cui è scritto che il blocco dei licenziamenti costituisce una bolla “che sacrifica la libertà di licenziamento da parte delle imprese e l’efficiente riallocazione della produttività che verrebbe assicurata, nel medio-lungo periodo, dal libero dispiego delle forze produttive”. E per concludere (per ora) il contratto a sorpresa con McKinsey.

Draghi non ci sorprende con questa scelta. Già nel 2015 come presidente della BCE, si era avvalso di una consulenza legale privata per chiudere gli sportelli delle banche commerciali in tutta la Grecia. Nel 2015 il parlamentare europeo Fabio De Masi chiese l’accesso all’accordo e ai contenuti della consulenza ma Draghi disse di no, che la consulenza legale non poteva essere visionata dai contribuenti europei.

Questa volta dalla legge italiana non si potrà scappare. Il contratto sarà reso pubblico ed è necessaria fin da subito una richiesta collettiva affinché le analisi fornite dalla società privata McKinsey al MEF siano pubblicate.

Data
8 Marzo 2021
Articolo di
Giorgio Michalopoulos

Giorgio Michalopoulos

TAG
draghi, economia, keynes

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Giorgio Michalopoulos

Giorgio Michalopoulos

Giornalista freelance e dottorando in economia alla Università Federale di Minas Gerais - Belo Horizonte, Brasile

Commenti

  1. Il falso mito del “Draghi keynesiano” 19 Maggio 2021 alle 21.56

    […] come Francesco Giavazzi [19], vate dell’austerità espansiva [20], e il recente scandalo sull’esternalizzazione della scrittura delle linee programmatiche e di spesa del principale strumento di … verso una multinazionale privata americana [21] chiamata parte in causa di un’epidemia di […]

    Rispondi
  2. Quali alternative contro il metodo McKinsey? 11 Marzo 2021 alle 09.30

    […] molto discutere la rivelazione anticipata da Radio Popolare e rilanciata da Repubblica sulla nomina della multinazionale leader nella consulenza strategica, McKinsey, come partner del governo nella […]

    Rispondi

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