Come abbiamo approfondito nei precedenti articoli della serie, lo strumento per interagire con la blockchain è il wallet, il quale mette a disposizione dell’utente una chiave pubblica ed una privata. La chiave privata è personale e non può essere condivisa, a meno che non si voglia rischiare di perdere la gestione della criptovaluta a propria disposizione, mentre quella pubblica deve essere condivisa dal possessore del wallet al mittente dei fondi/informazioni/eventi. Una volta acquisita e associata alla chiave privata, la chiave pubblica permetterà l’accesso al wallet e quindi alla catena.
Ogni blockchain, quindi, è caratterizzata da un sistema crittografico che permette anonimato (in quanto non è possibile associare alcuna identità ai nodi) e controllo sulla catena stessa, oltre che di usufruire delle caratteristiche di immutabilità e di decentralizzazione. Ogni blockchain è inoltre costituita da un protocollo, una serie di regole che caratterizzano la blockchain stessa. Peso del blocco, difficoltà di calcolo del blocco, remunerazione del mining, funzionalità della blockchain rappresentano gli aspetti definitori del protocollo.
È proprio su questa base che si identificano blockchain strutturalmente e funzionalmente differenti fra loro, e pertanto criptovalute funzionalmente differenti fra loro.
Ed eccoci ad uno dei punti centrali di questo articolo: identificare quali siano le principali criptovalute e quali le loro caratteristiche. Obiettivo dell'articolo è di descrivere le maggiori applicazioni in forma introduttiva. Non mi spenderò oltre sui concetti di distribuzione, trasparenza e decentralizzazione (confronta articolo 1, articolo 2, articolo 3), ma solo sulle caratteristiche principali della cripto considerata.
Bitcoin
Senza dubbio in questo il bitcoin si identifica come il precursore di tutte le criptovalute. Rappresenta la prima pietra miliare di questo nuovo universo.
Non ha caratteristiche distintive specifiche ad oggi: ovviamente all’epoca era una realtà unica, ma l’innovazione plasma fortemente e velocemente questo settore. Nel giro di relativamente poco tempo sono iniziate a nascere molte cripto alternative, dette altcoin, caratterizzate da alcune particolarità distintive. La comparsa di bitcoin si identifica fra il 2008 e il 2009. Da quel momento è divenuto il primo punto di riferimento nel mondo delle criptovalute e della blockchain.
In primis da un punto di vista finanziario oltre che tecnologico. In dubbio è il suo valore di bene rifugio ed anche quello potenziale di moneta. È noto che un bene rifugio si definisca per la sua capacità di conservare il proprio valore anche in fasi avverse del ciclo economico, ed in alcune fasi del suo andamento il prezzo di bitcoin non ha risposto in tal senso.
Considerata l’altissima volatilità a cui è esposto, risulta difficile immaginare tale strumento come mezzo di scambio stabile. Nonostante servizi di pagamento come Paypal lo abbiamo integrato nelle transazioni online, basta dare uno sguardo alle variazioni giornaliere per capire che bitcoin ad oggi assume prevalentemente la funzione di asset finanziario piuttosto che di riserva di valore o mezzo di scambio.
Inoltre la criptovaluta per sua natura non è gestita da una banca od un istituto centrale, in quanto per definizione si tratta di sistemi decentralizzati.
Il suo sistema di mining infatti si avvale dell’algoritmo di consenso del Proof-of-Work che necessità di una crescente capacità computazionale, risultando estremamente energivoro. Inoltre, esiste un limite massimo di bitcoin emettibili, pari a 21 milioni. Questo tetto potrebbe generare limiti operativi e legati ad una gestione “monetaria” della criptovaluta, in quanto comporta che l’offerta totale di Bitcoin non può essere variata. L’assenza di un’offerta stabile di moneta impedisce qualsiasi forma di politica monetaria che abbia come obiettivo la stabilizzazione dei prezzi. Questo tetto massimo è ad oggi oggetto di un’analisi complessa: sarà necessario capire se bitcoin avrà modo di stabilizzarsi oppure sarà oggetto del desiderio degli speculatori finanziari, le cosiddette balene delle criptovalute.
Ethereum
Nel caso di Ethereum si parla della seconda criptovaluta per capitalizzazione di mercato e si contraddistingue per due motivazioni principali: è fra le prime criptovalute che si fondano sul proof-of-stake ed è in grado di supportare i cosiddetti contratti intelligenti, ovvero gli smart contract. Gli smart contract sono strutture logiche fra due nodi (o più nodi) che permettono di “automatizzare” un accordo fra di essi. L’esempio più calzante è la classica macchinetta del caffè: l’input del contratto è rappresentato dal credito che si genera una volta inserito il denaro, l’elaborazione derivante dalla selezione del prodotto è assimilabile all’elaborazione del contratto (con tutte i possibili risultati) e l’output risulta essere il suo perfezionamento. Non esiste attualmente un limite superiore alla creazione di Ether, ovvero la cripto del sistema Ethereum.
IOTA
Il suo etimo si individua in ciò che sarà, probabilmente, un altro fattore della prossima rivoluzione industriale, ossia l’Internet-Of-Things (IoT).
La cripto in questione risulta essenziale per la comunicazione m2m (machine to machine) e per la remunerazione delle attività da esse perfezionate. IOTA potrebbe essere un momento centrale nella generazione di una infrastruttura informatica distribuita ed intelligente: dipenderà tutto dal nostro utilizzo e dalle intenzioni dei costruttori, dato che uno strumento così potente potrebbe rivoluzionare, nel bene o nel male, le nostre vite di esseri umani nonché l’equilibrio ambientale. Agli appassionati di fantascienza potrebbe ricordare la trilogia di Matrix...
In IOTA non esiste il concetto di mining inteso in senso stretto in quanto i validatori, tutti nodi omologhi, per ogni transazione immessa devono validare le due transazioni precedenti “a ritroso”. Detto processo si fa chiamare “tangle”.
Come accennato negli articoli precedenti, il mining è il processo necessario per la validazione delle transazioni ed è remunerato con la criptolvaluta elgata ad una determinata blockchain. In questo caso non esiste un incentivo ‘energivoro’ (legato alla capacità di calcolo necessaria per perfezionare il processo) in quanto la criptovaluta risulta già essere distribuita all’interno della rete, il suo valore di scambio, quindi sarà direttamente dipendente rispetto all’utilizzo della catena, essendo la l’oggetto necessario per rendere funzionante IOTA. Al momento in cui si scrive la sua capitalizzazione di mercato è pari a circa 3,5 miliardi di euro.
Zcash
Zcash è una criptovaluta che privilegia la riservatezza delle transazioni inscritte. Il suo protocollo garantisce la caratteristica della trasparenza selettiva’, possibile grazie ad alcune “chiavi di visualizzazione”. Infatti, solo in Zcash è possibile oscurare il registro. È possibile, infatti, identificare l’anonimato in “due livelli”:
1) nessuno può associare i wallet di proprietà con l’identità del proprietario, a meno che non venga deciso da esso.
2) il protocollo di zcash può permettere di rendere anonime alcune transazioni.
La sua caratteristica centrale è quindi la riservatezza, e si pone in netto contrasto rispetto alla pubblicità caratteristica delle blockchain sinora considerate.
Dato il peso della riservatezza nell’epoca dell’informazione e dell’automazione, si può pensare che un protocollo così strutturato potrebbe essere sempre più rilevante nel futuro prossimo, considerata la crescente sensibilità del pubblico e degli attori economici verso la privacy sulle proprie attività e transazioni. La sua capitalizzazione risulta di circa 1,46 miliardi di euro.
Risulta evidente la versatilità della blockchain, tenuto conto che l’elenco ha uno scopo descrittivo e riassuntivo dello stato dell'arte. Si nota subito però che distribuzione ed immutabilità permettono di immaginare svariati ambiti di applicazione. Solo a titolo esemplificativo, è possibile individuare l’ambito finanziario e bancario, quello industriale, agroalimentare e vitivinicolo, ambientale, sociale ed organizzativo, informativo: in genere un qualsiasi ambito in cui due nodi abbiano la necessità di scambiarsi una informazione od un dato.
Blockchain è stata definita come una rivoluzione tecnologica al pari del World Wide Web, conoscere e governarla nell’interesse della società è fondamentale perché non si esponga questa tecnologia ad utilizzi inconsapevoli e costosi per la collettività.
Sarà possibile approfondire alcuni di questi temi nell’evento online Blockchain Toscana, patrocinato dall’Università di Firenze e da Kritica Economica, durante il quale le aziende coinvolte ci spiegheranno come operano con la tecnologia blockchain, nella forma di un workshop interattivo.