Attualmente lo Stato si trova nella situazione di doversi finanziare per far fronte alla combinazione di minori entrate dovute alla pandemia e di maggiori spese necessarie per farvi fronte. In attesa della definizione di uno strumento di debito europeo (es. Recovery Fund) che, se mai arriverà, consenta di raccogliere risorse sui mercati presentandosi come Europa, tocca ai singoli Paesi finanziarsi attraverso nuove emissioni di titoli di debito e/o facendo ricorso a strumenti (limitati nelle risorse e alquanto problematici) come la linea di credito Pandemic Crisis Support del MES.
Semplificando: nel caso italiano l’elevato rapporto debito pubblico/PIL, considerato un indicatore approssimativo della rischiosità, rende particolarmente costosa la via del finanziamento sui mercati. Ciò accade anche perché ad acquistare i nostri titoli di debito sono principalmente investitori internazionali, i quali li comprano e li vendono unicamente in un’ottica di rischio-rendimento (quando non speculativa). Questi investitori possono decidere di ridurre i loro acquisti quando più ce ne sarebbe bisogno, come in questo frangente, facendo crescere il premio (tasso d’interesse) richiesto per continuare a finanziare il debito fino a livelli difficilmente sostenibili per lo Stato.
E la banca centrale? In questo frangente la BCE fa quello che può per interrompere questo circolo vizioso acquistando (indirettamente) una quota dei titoli emessi per toglierli dalle “grinfie” della speculazione. Tuttavia, l’ammontare degli acquisti è limitato a causa dello statuto che non le consente di operare come le altre banche centrali e il suo intervento non può superare confini ben precisi e attentamente vigilati dai Paesi cosiddetti “falchi”.
Per queste ragioni occorre trovare alternative per evitare il “commissariamento” dell’Italia e difendere lo spazio minimo di manovra per la sua Costituzione democratico-repubblicana, come argomentavo in un articolo di qualche giorno fa. Una di queste vede proprio i cittadini come protagonisti nel tentativo di ridurre la dipendenza dello Stato dai “mercati” (e la conseguente difficoltà a finanziarsi).
Attualmente solo il 3% dei titoli di Stato circolanti è nelle mani degli investitori retail (cittadini, privati, famiglie). Questa quota, potendo contare su una ricchezza finanziaria delle famiglie di 4400 miliardi di euro, può crescere a patto che ai risparmiatori che sono nelle condizioni di farlo venga data concretamente la possibilità di investire una parte dei propri risparmi nell’acquisto di titoli di Stato.
Proprio a questo scopo è stata annunciata una nuova emissione di Btp Italia “interamente destinata a finanziare le spese dell’emergenza Covid-19 e i provvedimenti per la ripresa economica dell’Italia e il sostegno a famiglie e imprese”. Da lunedì 18 a mercoledì 20 maggio la sottoscrizione sarà riservata ai soli investitori retail ossia a “tutti i cittadini italiani che desiderano, anche tramite la gestione dei propri investimenti, contribuire alle spese sanitarie e al sostegno al lavoro nonché al rilancio dell’economia”.
Di seguito un riassunto delle principali caratteristiche dell’emissione (che si possono trovare qua):
- Cos’è: BTP Italia è un “titolo di Stato indicizzato al tasso di inflazione nazionale e pensato come strumento di protezione del risparmio dall’innalzamento dei prezzi”
- Caratteristiche: durata 5 anni; cedole pagate semestralmente; capitale garantito anche in caso di deflazione; “premio fedeltà” dell’8 x mille (raddoppiato per l’occasione) riservato a chi lo detiene fino a scadenza; non è prevista alcuna commissione a carico degli investitori per l’adesione al collocamento; tassazione agevolata sul rendimento come per tutti i titoli di Stato al 12,5%
- Rendimento: tasso minimo garantito annuo all’ 1,4% (quello definitivo, comunque maggiore o uguale, verrà stabilito al termine della prima fase di collocamento); indicizzazione all’inflazione italiana; premio 8 per mille per chi lo detiene fino a scadenza; cedole pagate semestralmente
- Come sottoscrivere: in banca o presso l’ufficio postale dove si detiene un conto titoli (si consiglia di telefonare o scrivere alla propria banca per indicazioni precise sulle modalità); online se il proprio home banking è abilitato alla funzione di trading online.