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Il tesoro dell'Afghanistan ed il ruolo cinese

Con il collasso del protettorato americano, dopo quasi vent’anni l’Afghanistan torna nelle mani dei Taliban, che lo gestiranno fintanto che avranno il consenso del potere tribale locale. Il vuoto lasciato dai Paesi occidentali, in ogni caso, verrà presto riempito da altri attori, prima fra tutti la Cina.

Il Dragone, infatti, ha grande interesse che il nuovo Emirato stabilizzi l’area e, soprattutto, alla possibilità di estendere la propria egemonia sul paese centroasiatico. Prima di tutto, Pechino ha necessità che il caos non si affacci nuovamente sulla regione e destabilizzi il canale commerciale che collega lo Xinjiang al porto di Gwadar. L’infrastruttura portuale, che nei piani cinesi dovrebbe divenire la prossima Dubai, è il fiore all’occhiello del corridoio Cina-Pakistan (Cpec), su cui il governo di Pechino ha investito diverse decine di miliardi di dollari.

Il riconoscimento e la sponsorizzazione del nuovo regime Taliban, inoltre, permettono alla Repubblica popolare di proiettarsi come potenza di riferimento nel continente asiatico. Ciò rafforzando l’alleanza con il Pakistan, vincitore della partita afghana in quanto deus ex machina del movimento Talebano ed incrementando le pressioni sul nemico indiano, grande sconfitto nella ritirata americana dal continente. Infine, evitando possibili infiltrazioni estremistiche nello Xinjiang, territorio a prevalenza musulmana, abitato dalla minoranza turcomanna degli Uiguri.

Gli sforzi di Pechino, infine, mirano ad ottenere la gestione totale, dell’enorme tesoro di risorse naturali presente in quel lembo centroasiatico, rafforzando il suo ruolo parzialmente monopolista in diversi mercati importanti (hi-tech, automotive e militare in primis). 

Un memorandum del Pentagono, già nel 2010, ha ritenuto che l’Afghanistan potesse diventare uno dei più grandi centri minerari del mondo e che, grazie alle sue riserve, potesse essere considerato come “l’Arabia Saudita del litio”, elemento centrale nella produzione di batterie elettriche. Lo stesso Generale David H. Petraeus, comandante in capo delle operazioni militari americane, ha dichiarato che sotto il campo di scontro tra le forze speciali e i Taliban giaceva un “immenso potenziale”, che avrebbe potuto contribuire allo sviluppo economico del Paese, strappando il controllo politico ed economico dalle mani dei Taliban.

Il volume di risorse minerarie nel sottosuolo del Paese, ed il conseguente interesse delle potenze regionali e non solo, è divenuto esplicito con il finanziamento da parte dell’US Agency for International Development di una serie di rilievi e studi geologici, intrapresi dall’US Geological Survey in collaborazione con l’omologo afghano (AGS). I risultati hanno dimostrato la presenza non solo di 1,4 milioni di tonnellate di terre rare come nel deposito di Khanneshin nella provincia di Helmand, all’epoca una roccaforte dei talebani e ritenuta il più grande giacimento a livello mondiale, ma anche di 60 milioni di tonnellate di rame, 2,2 miliardi di tonnellate di ferro, gemme preziose e altri metalli non ferrosi per un valore tra 1 e 3 trilioni di dollari secondo le stime più recenti.

Un articolo su Scientific American del 2014, recita così:

«[…] i vasti depositi di terre rare e minerali critici trovati in Afghanistan dai geologi americani sotto la copertura militare potrebbero risolvere la carenza mondiale e strappare il Paese dalla dipendenza dell’oppio e dal controllo dei talebani».

Un potenziale, però, che non è stato mai sfruttato completamente e non ha aiutato, nel corso dell’occupazione statunitense, un vero processo di state-building. Impossibilità legata non solo all’endemica corruzione statale, ma anche all’impossibilità di convogliare risorse e finanziamenti privati, disincentivati dalla forte instabilità e dalla presenza negli ultimi anni di forze talebane nei siti minerari. «I talebani siedono ora su alcuni dei più importanti minerali strategici del mondo», ha dichiarato Rod Schoonover, a capo del programma di Sicurezza Ecologica del Council on Strategic Risks, think tank di Washington.

I Taliban oggi, però, non sono in grado di sfruttare direttamente queste potenzialità, poiché mancano di capitali e know-how sufficienti. In questo vuoto, Pechino mira a diventare attore principale, considerando gli asset finanziari e industriali che possiede nel settore minerario. Il magazine The Week ha riportato di un incontro avvenuto tra il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi e una delegazione talebana già lo scorso luglio, conclusosi con l’accordo per un maggior ruolo di Pechino nella «futura ricostruzione e sviluppo economico della regione»,includendo il Paese nella fitta ragnatela di investimenti della Belt and Road Initiative.

Un accordo tra i talebani e il governo cinese potrebbe essere raggiunto senza troppi ostacoli dal punto di vista della governance, ma non sarebbe di così immediata attuazione, data la quasi totale assenza di infrastrutture, nonché il crescente monitoraggio sul piano finanziario e normativo nei confronti delle aziende globali coinvolte nel settore.

Uno scenario in continua evoluzione i cui sviluppi vedremo nei prossimi mesi o anni, in base alla postura ed il ruolo che il Dragone vorrà avere nel Paese, nonché alle priorità che lo stesso si darà. Per ora, dovremo accontentarci delle suggestioni che alcune luci accese nella base di Bagram possono generare, ovvero la prova di un primo sopralluogo di funzionari cinesi ed il preludio di un loro più robusto intervento militare.

Riferimenti

Agi.it, Redazione. Mano Dura Della Cina Contro Gli Uiguri, Aumenta La Durata Delle Pene. 24 Feb. 2021, https://www.agi.it/estero/news/2021-02-24/cina-processi-uiguri-aumenta-durata-pene-11530622/.

Risen, J. (2010, June 14). U.S. identifies vast mineral riches in Afghanistan. The New York Times. Retrieved October 24, 2021, from https://www.nytimes.com/2010/06/14/world/asia/14minerals.html.

Wandrey, C. J., Ulmishek, G., Agena, W., & Klett, T. R. (2006). U.S. Geological Survey and Afghanistan Ministry of Mines and Industry Cooperative Assessment of Afghanistan's undiscovered oil and Gas. Open-File Report. https://doi.org/10.3133/ofr20061095

Scientific American. (n.d.). Afghanistan: Rare Earth elements could beat the Taliban [slide show]. Scientific American. Retrieved October 24, 2021, from https://www.scientificamerican.com/slideshow/afghanistan-rare-earth-elements-could-beat-taliban/.

Pakistan's support to the Taliban is one of the greatest feats of covert intelligence. The Wire. (n.d.). Retrieved November 2, 2021, from https://thewire.in/south-asia/pakistans-support-to-the-taliban-is-one-of-the-greatest-feats-of-covert-intelligence.

McDonnell, T. (n.d.). The Taliban now controls one of the world's biggest lithium deposits. Quartz. Retrieved November 2, 2021, from https://qz.com/2047785/under-the-taliban-what-will-happen-to-afghanistans-minerals/.

Data
3 Novembre 2021
Articolo di
Francesco Piacitelli

Francesco Piacitelli

TAG
afghanistan, beltandroad, cina, pakistan, talebani

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Francesco Piacitelli

Francesco Piacitelli

Appassionato di Geopolitica ed Economia, dopo essersi diplomato al Liceo Scientifico “B. Croce” di Roma, ha ottenuto una Laurea in Giurisprudenza presso l'Università La Sapienza di Roma. Nel tempo libero,…

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