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La guerra ai tempi del capitalismo globale

La legge marxiana della concentrazione dei capitali ci aiuta a comprendere lo scontro tra i nuovi grandi debitori e nuovi grandi creditori del mondo di oggi.

guerra capitalista mimesis
  • La guerra capitalista

  • di Emiliano Brancaccio, Raffaele Giammetti, Stefano Lucarelli
  • Mimesis, 2022

Le guerre moderne non possono essere interpretate solo con le lenti della geopolitica o della cronaca militare. I conflitti di oggi, incluso quello fra Russia e Ucraina, coinvolgono profondi meccanismi economici. Un’analisi teorica di questi temi viene approfondita nel libro “La guerra capitalista”, pubblicato di recente.

L’opera nasce dal lavoro collettivo di tre studiosi: Emiliano Brancaccio (professore di politica economica all’Università del Sannio), Raffaele Giammetti (ricercatore in economia politica all’Università di Cassino e del Lazio Meridionale) e Stefano Lucarelli (professore di politica economica all’Università di Bergamo). Il testo si suddivide in tre parti:

  1. un approfondimento del pensiero marxiano sulla legge di tendenza alla centralizzazione del capitale,
  2. un interessante riscontro empirico su questa legge marxiana,
  3. un dibattito conclusivo sui temi della guerra (e della geopolitica più in generale).

Pur essendo un’opera da apprezzare nella sua interezza, questa tripartizione è utile al lettore per orientarsi. Ne viene fuori una lettura aperta tanto ai profani della materia, quanto a un pubblico specialistico, che troverà interessanti riferimenti metodologici, bibliografici e di ricerca accademica.

Nel volume gli autori utilizzano un’efficace metafora per rappresentare la tendenza alla centralizzazione del capitale. Si tratta della celebre opera del XVI secolo di Pieter Bruegel: “I pesci grandi mangiano i pesci piccoli”. Attuando una trasposizione della figura dei pesci con i capitali, facilmente si può identificare quanto i capitalisti, a loro volta, vedano prevalere il “grande” sul “piccolo”. Lo stomaco del pesce grande risucchia al suo interno i pesci piccoli, così come capitali sempre più grandi tendono a concentrare in sé i capitali più piccoli.

Pieter Bruegel il Vecchio, I pesci grandi mangiano i pesci piccoli, 1556, Vienna, Graphische Sammlung Albertina

La legge tendenziale verso la concentrazione del capitale, così metaforicamente spiegata, viene presa in rassegna nel dettaglio, affiancandovi elementi di dibattito filosofico, di politica economica e di evidenza empirica, soprattutto alla luce delle recenti crisi economiche.

Gli autori sottolineano un fatto molto interessante: il pensiero marxiano è tornato alla ribalta anche (e forse soprattutto) nei circoli dell’alta finanza. Dove si discute pure della legge di tendenza alla centralizzazione del capitale, apparentemente trascurata dai dibattiti più accademici. Ciò è evidente anche dai principali giornali finanziari internazionali, che più e più volte citano Marx, a riprova dell’attualità delle numerose sfaccettature del suo pensiero.

La legge della concentrazione dei capitali ci aiuta a comprendere lo scontro tra i due principali schieramenti del mondo di oggi, dove si fronteggiano nuovi grandi debitori e nuovi grandi creditori. La concentrazione del capitale è sempre più misurabile e palpabile, come illustra la parte empirica del volume. Una recente ricerca degli autori, riportata nel libro, misura le principali concentrazioni di proprietà sulle azioni quotate. La concentrazione in sempre meno mani è un’evidenza chiara, che può essere analizzata sia su scala del singolo capitalista sia su scala nazionale e sovranazionale.

È così che nascono anche nuovi motivi di tensione, spinti da una continua ricerca di accumulazione. Sembra formarsi un nuovo sistema di relazioni di forza, in termini valutari e monetari. Per dirlo in termini più da guerra fredda, un sistema a “blocchi”. Certamente la logica non è la stessa che contrapponeva USA e URSS. Gli attori sono nuovi, ma le ragioni di scontro sono ataviche: essere grandi debitori o, viceversa, grandi creditori. In questo senso, l’esacerbazione di queste tensioni porta a un crescente rischio di scontro, che può culminare in crisi o addirittura in guerre.

Per supportare la tesi del libro, gli autori non fanno riferimento solo al pensiero di Marx, ma analizzano spunti di scuole di pensiero molto eterogenee. Da Keynes a Schumpeter, da Labriola a Minsky, da Sweezy a De Grauwe. La legge di tendenza marxiana viene studiata anche alla luce delle problematiche di insolvenza, della gestione delle crisi e del ruolo ormai cruciale dei banchieri centrali.

Così, lo studio dei meccanismi economici più profondi ci aiuta a interpretare la grande crisi di oggi. Perché, come scrivono gli autori,

"La guerra moderna non può mai scaturire dalle smanie individuali di qualche pazzo al potere. Essa, piuttosto, è il tragico sbocco di un grande meccanismo impersonale: una ‘legge’ di tendenza verso la centralizzazione imperialista del capitale”.

Data
29 Novembre 2022
Articolo di
Alessandro Bonetti

Enrico Ubiali

TAG
guerra, karl marx, russia, ucraina
Editing

Alessandro Bonetti

L'autore

Emiliano Brancaccio, Raffaele Giammetti, Stefano Lucarelli

Emiliano Brancaccio è professore di politica economica all’Università del Sannio a Benevento. È autore, fra gli altri, dei volumi “Anti-Blanchard” (2021) e “Democrazia sotto assedio” (2022). Raffaele Giammetti è ricercatore in economia politica all’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. Stefano Lucarelli è professore di politica economica all’Università degli Studi di Bergamo. È autore dei volumi “Squilibrio” (con R. Romano, 2018) e “Logiche dello sfruttamento” (con F. Chicchi e E. Leonardi, 2016).

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