Sabato 25 marzo, circa 30mila persone provenienti da tutta Europa hanno marciato verso il bacino idrico di Sainte-Soline, minuscolo comune situato nella Francia occidentale, nella regione della Nuova Aquitania. L’obiettivo era quello di protestare e opporsi al vasto sfruttamento idrico diffuso nella zona a causa dei mega bacini. Gran parte della stampa italiana ha riportato la notizia in maniera frettolosa e superficiale, senza indagare motivi, ragioni e svolgimento della protesta, confondendola di fatto con la più vasta agitazione sociale contro la riforma delle pensioni.
Abbiamo incontrato Stefano (nome di fantasia), un attivista di Ecologia Politica Milano che insieme ad altri italiani è partito alla volta della Francia per prendere parte all’azione.
“L’azione di protesta del 25 marzo era in preparazione da lungo tempo ed è stata presentata qui a Milano direttamente dal movimento francese 'Les Soulèvements de la Terre', il gruppo di attivisti al centro del processo organizzativo della marcia. Alla protesta hanno aderito numerose organizzazioni e movimenti ambientalisti provenienti da tutta Europa, dopo essere rimasti colpiti dalle modalità con cui questo gruppo organizza e struttura le proprie lotte”.
Rimaniamo colpiti dal gergo quasi militare con cui Stefano ci spiega le operazioni. “Vi è una complessa ricerca di metodi alternativi, che passano spesso attraverso l’utilizzo di tecniche di distrazione e diversificazione per il raggiungimento di uno scopo pratico. Questo principio dà poi origine a proteste più dinamiche, diverse dalle classiche forme di manifestazione statica”.
Stefano sottolinea che “le rivendicazioni portate avanti da Soulévements hanno forti tratti localistici e territoriali, un elemento che spesso rende le battaglie più concrete e pratiche poiché maggiormente individuabili e prossime ai bisogni e ai disagi della popolazione locale. Al momento, infatti, la Francia occidentale è la zona più martoriata dalla siccità e dalla crisi idrica. Ciò ha permesso di far emergere un importante movimento che lotta compatto per la difesa dell’acqua pubblica come bene essenziale e per un suo utilizzo incentrato su un’idea di bene comune”.
“Collaborano con Soulévements altre realtà locali come 'Bassines Non Merci’, nato proprio in opposizione allo sviluppo dei bacini in questa zona, e ‘Confederation Paysanne’, un sindacato locale di contadini direttamente danneggiati dallo sfruttamento idrico. Da anni si impegnano contro lo sviluppo di bacini, ma solo recentemente sono finiti al centro delle cronache probabilmente per l’aggravarsi della crisi climatica e in particolare della siccità”.
Stefano continua sottolineando il tratto paradossale della situazione che caratterizza questa zona del paese: “I progetti di mega-bacini in Francia si concentrano per la maggior parte proprio nella zona centro-occidentale del paese, che, come ho detto, è al contempo anche quella che soffre maggiormente l’enorme problema della siccità che sta coinvolgendo il mondo intero in questi ultimi mesi".
“Il problema non riguarda solo la vasta presenza di questi bacini (se ne possono contare a migliaia), ma il loro utilizzo distorto. Esso produce come risultato finale la scarsità di un bene primario come l’acqua, a svantaggio dei contadini locali, mentre favorisce le attività economiche di grandi industrie agricole che praticano colture intensive, un modello dannoso che secondo chi partecipa a queste lotte è destinato a fallire. In teoria questi bacini sono progettati per contenere enormi quantità di acqua piovana (si stima che quello di Sainte-Soline abbia un’ampiezza pari a 15 campi da calcio e una profondità di 12 metri). Ma la sempre crescente scarsità di acqua a disposizione conduce i proprietari a pompare acqua dalla falda acquifera comune, generando scompensi, e questa è una dinamica che non può essere accettata”.
Siamo poi entrati maggiormente nello specifico della protesta, per far emergere come essa si è sviluppata e cosa abbia portato a una reazione estremamente violenta da parte delle forze di polizia accorse sul luogo. “L’azione prevedeva un piano di sabotaggio ben organizzato per mettere effettivamente fuori uso il bacino di Sainte-Soline, con una forte valenza simbolica. Ma questo esito non è stato raggiunto a causa dei violenti scontri che hanno visto opporsi polizia e manifestanti, con feriti da entrambe le parti”.
“Secondo l’organizzazione, sul posto sono accorsi circa 3200 agenti contro 30mila manifestanti. Ci aspettavamo sicuramente una buona dose di violenza e questo ci era anche stato comunicato diverse volte, tanto che sono stati anche mobilitati vari medici volontari in grado di intervenire sul momento per curare i manifestanti feriti, ma la forza con cui la polizia ha reagito è stata sorprendente e molti di noi sono ancora scossi a distanza di giorni. Non c’era alcuna garanzia di sicurezza durante l’azione”.
“La polizia sparava in maniera casuale nella folla con flash-ball, granate stordenti, lacrimogeni e idranti per disperdere i manifestanti, generando una repressione a tratti disumana che ci ha portato a denunciare anche alcune complicità nel rallentamento dei soccorsi da parte delle stesse forze dell’ordine. Il costo stimato della repressione è stato pari a 5 milioni di euro, circa il doppio di quello che si spende per la costruzione di un bacino, e purtroppo alla fine di tutto abbiamo dovuto constatare due feriti molto gravi nelle file dei manifestanti, fra cui un ragazzo di nome Serge che attualmente si trova in coma da più di dieci giorni per essere stato colpito in testa da una granata stordente, e non sappiamo se ce la farà. In Francia si sta diffondendo la denuncia verso la violenza con cui la polizia sta reprimendo ogni tipo di protesta in queste intense settimane”.
Quindi, nel complesso, l’azione non ha avuto il successo sperato e l’obiettivo non è stato raggiunto, ma Stefano ci ha messi al corrente di un’importante informazione relativa a quanto accaduto parallelamente a pochi chilometri di distanza: “Sebbene a Sainte-Soline non siamo stati in grado di manomettere il bacino, che era stato prefissato come obiettivo dell’azione, possiamo comunque parlare di un’azione di successo e questo ci conforta particolarmente. Infatti, l’azione organizzata e partecipata da così tante persone ha funzionato da diversivo, concentrando tutta l’attenzione degli agenti sul luogo in cui si erano ritrovate le circa 30mila persone. In questo modo, a pochi chilometri di distanza un piccolo gruppo di attivisti ha effettivamente attaccato e sabotato un altro bacino, riuscendo quindi a portare a termine il risultato che ci eravamo prefissati. Anche se questa notizia sembra non essere stata riportata da nessun media francese, qualcosa sembra essere cambiato e ora gli apparati istituzionali hanno più timore, tanto che sembra che il governo francese stia pensare di sciogliere ‘Les Soulèvements de la Terre’”.
Abbiamo poi chiesto a Stefano se il coordinamento europeo che si è affermato in questa occasione avrà qualche possibilità di ripetersi in futuro, e la sua risposta ricorda molto il famoso motto “pensare globale, agire locale”: “Vista la grande capacità di apertura e coinvolgimento verso altre realtà è altamente probabile che in futuro i tentativi di fare rete quantomeno a livello europeo siano sempre maggiori. L’importante è che le battaglie rimangano ancorate a questioni territoriali e di prossimità. La battaglia per l’acqua pubblica deve essere al centro delle priorità vitali per tutelare la nostra vita e i nostri ecosistemi, l’acqua non può essere privatizzata!”
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Crediti immagine di copertina: pagina Facebook di ‘Les Soulèvements de la Terre’.