Internet, Covid-19 e lo stato autoritario da Firenze a San Francisco
Quante mascherine, amuchine. Indossarne una o spargersene un po’ è un atto di consapevolezza.
In questi giorni di reclusione domestica gli incontri sono limitati, o imitati, con chiamate, Skype e lezioni online di karate. Le strade non sono più affollate, i turisti sono scomparsi e la città si riposa. Il Duomo ha già perso un po’ di chili, lo vedo in forma, i ponti che portano Oltrarno sono più dritti, le persone non ci sono ed è pieno di polizia. Dove sono tutti?
A casa, sul divano, a letto, per terra, sul balcone, sulla lavatrice, nella doccia. Le case sono un posto sicuro in cui stare quando il virus ti assale ma non è l’unico, e tu pronto con le chiavi in mano non farti fottere dal mostro che ha creato l’essere umano.
Internet è nato per essere uno spazio di civiltà, proprio come l’Agorà, ma con il tempo è diventato uno spazio militarizzato proprio come le nostre strade in questi giorni.
Quante mascherine, amuchine. “A cosa stai pensando, Individuo?”. Quando entriamo su Facebook ricordiamo che l’utente non siamo noi, individui. L’individuo è il prodotto, gli utenti sono le compagnie pubblicitarie. Lo stesso succede durante le nostre ricerche su Gooooooooooogle, miliooooooooooooooooooni di informazioni personali buttate nell’Arno del web. Proprio durante questi giorni così intensi di distacco fisico l’affollamento avviene online, e la congestione ha sempre un costo.
Se Pornhub concede una masturbazione élitaria agli italiani, in cambio vuole la tua e-mail, i tuoi dati personali, il petrolio del nostro secolo. Se aveste un piccolo pozzo di petrolio sotto casa lo donereste ad una multinazionale? Inoltre grandi compagnie come Google, Facebook et al., hanno deciso che è più importante collaborare con gli stati e vendere loro i dati dei loro "utenti" violando la privacy, per essere quindi pagati ed entrare a pieno titolo nel Club della Sorveglianza.
Pensiamo allo scandalo Facebook-Cambridge Analytica, pensiamo al 2013, anno in cui abbiamo scoperto che sotto l’amministrazione Obama l’NSA raccoglieva le comunicazioni di milioni di cittadini statunitensi in pacchetti chiamati “metadata”. Nell’ottobre 2011, il Wall Street Journal raccontava di come il governo statunitense ha forzato Google e Twitter e Sonic.net a rilasciare informazioni personali di Jacob Appelbaum, fondatore dell’hackerspace Noisbridge di San Francisco, membro del Chaos Computer Club di Berlino e ricercatore per il Browser Tor. Potremmo continuare ma si lascia al lettore il piacere della scoperta. Come si dice su Wikileaks, 1984 non era un manuale d’istruzione.
Quali sono dunque le nostre mascherine e amuchine per proteggerci dal virus della sorveglianza e dell’inganno? Nella società della proprietà privata perché non possedere i propri dati personali? Perché non decidere liberamente dell’uso che se ne vuole fare? Motori di ricerca sicuri e anonimi, dati crittografati. Basta poco e andrà tutto.
Firefox e Tor al posto di Google, Signal al posto di Whatsapp, e-mail crittografate al posto delle amenità distruggi-privacy della gigante compagnia statunitense.
A casa, sul divano, a letto, per terra, sul balcone, sulla lavatrice, nella doccia. Le case sono un posto sicuro in cui stare, anche Internet deve esserlo. Sicuro e Libero. Perché lo stato autoritario moderno è amico di Google.
Basta poco e tutto andrà. Sicuramente meglio di prima. È un atto di consapevolezza.
Privacy for the weak, transparency for the powerful
- Motto della filosofia Cypherpunk
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