Titolo di Repubblica del 15 settembre 2020: "Vola la deflazione ma i consumi non decollano".
La deflazione, secondo i manuali di economia del primo anno di università, è quel processo di abbassamento dei prezzi attraverso cui un'economia che attraversa un momento ciclico negativo, con alti tassi di disoccupazione, si avvia verso la ripresa. Infatti, raccontano i manuali, il fatto che i prezzi scendono stimola la domanda di beni (domestica o estera), cosa che induce un aumento della produzione e dell'occupazione. Facile no? Se una cosa costa meno, ti viene più voglia di comprarla. C'è bisogno di andare all'università per capirlo?
Da cui il mistero di quel "ma"!
Ma allora perché i consumi non aumentano, se i prezzi scendono?
Uno studente del primo anno di università non lo sa. Va be', allora sicuramente lo sapranno gli studenti degli anni successivi al primo, magari lo sapranno gli esperti.
Vediamo... Il Fondo Monetario Internazionale, loro sono esperti, no? Bene, quando un paese è in crisi finanziaria, il FMI suggerisce una ricetta molto semplice: abbassare il costo del lavoro, così da ridurre il costo dei beni prodotti, aumentare la competitività internazionale, aumentare le esportazioni e fare ripartire l'economia. Mannaggia, anche il FMI dice la stessa cosa del manuale del primo anno. Il mistero continua. Ma perchè, dopo la deflazione, un paese in crisi non si risolleva?
Sarà forse un problema di complessità del mondo reale rispetto alla teoria economica? In fondo si sta parlando di economie primitive, paesi poveri, eufemisticamente detti in via di sviluppo, ma senza giri di parole si tratta di straccioni. Sicuramente hanno problemi di corruzione che non aiutano, o altre inefficienze, che so... troppi parlamentari?
Prendiamo invece i paesi civili: quelli europei. Qui da noi dovrebbe funzionare meglio. Dopo la crisi del 2008 ci siamo accorti che i paesi in crisi hanno lasciato per anni che i loro prezzi aumentassero più che in Germania. Bisognava quindi ristabilire un equilibrio, cioè indurre tali paesi maialini a ridurre i consumi, lasciare abbassare i prezzi, in modo da recuperare competitività internazionale, ridurre il deficit con l'estero.
Ma! Ancora una volta quel ma! Le ricette sono state applicate, i salari sono stati tagliati, insieme ovviamente al debito pubblico, ai consumi, agli investimenti. I conti con l'estero sono andati a posto, quei disavanzi pre-crisi non li vediamo più, i maiali hanno perso peso..... Eppure la disoccupazione è sempre elevata, la povertà è aumentata, sono aumentate le disparità di reddito, il Pil non si può dire che si muova con baldanza.
Certo, stiamo parlando dei greci, che sono sì europei, ma un po' straccioni anche loro. L'Italia è sempre stato un grande paese esportatore! Vuoi mettere il made in Italy?!? Anche in Italia, tagliamo redditi, spese, salari, comprimiamo il più possibile la dinamica dei prezzi, accidenti, mica solo dal 2008! È almeno dal 1992 che ci proviamo..... MA niente. Quei fottuti consumi non aumentano, nemmeno qui da noi.
Accidenti! Sarà colpa del Covid-19! sarà perché andiamo sempre col cappello in mano in Europa a chiedere aiuto ma poi quando ci arrivano i banchi monoposto ci facciamo l'autoscontro! Sarà perchè non abbiamo progetti, non abbiamo visione, siamo distratti, sì, ecco, siamo tutti barricati in casa in videoconferenza, o con sindrome Hikikomori, e mentre ci affanniamo a portare i bambini a scuola con lo scafandro non ci accorgiamo che intanto nelle vetrine i prezzi sono stracciati, le scarpe te le tirano dietro, col rischio di contaggiarti se non sono sanificate.
La teoria no, non può essere difettosa. Ammettiamo, in omaggio a Keynes, che nel breve periodo non funziona ciò che dice il manuale. Fiducia, ci vuole! Insistere! Nel medio periodo... forse ce la faremo. Ma nel lungo periodo SICURAMENTE!
Andiamo avanti con fiducia e passo d'oca. Andrà tutto bene.