La destra ci ricorda per l'ennesima volta che le classi sociali esistono. Certo, cambiano volto, mutano forma, ma restano riferimenti imprescindibili per cogliere in profondità l'azione politica. Basta guardare all'opera il governo Meloni per rendersene conto.
In particolare, basta osservare il rapporto, perché di rapporto si deve parlare, tra la riforma fiscale e il taglio del Reddito di cittadinanza.
Da una parte, il governo propone una riorganizzazione del sistema fiscale, con la modifica dall'attuale sistema da quattro aliquote a tre. In entrambe le proposte in campo, i benefici della riforma fiscale riguarderanno esclusivamente i redditi pari o superiori ai 35 mila euro, mentre penalizzeranno i lavoratori e le lavoratrici con redditi annui inferiori ai 35 mila, ovvero la maggioranza della classe lavoratrice.
Mentre colpisce larghi strati di lavoro dipendente, sposta risorse a sostegno dei ceti medi autonomi. Da una parte tagliando l'IRES - la tassa sui profitti - per le imprese che avranno il "buon cuore" di assumere i percettori di MIA (la nuova elemosina di stato), dall'altra parte proponendo forme di concordato alle piccole imprese, attraverso sconti sulla fatturazione in eccesso e l'eliminazione dei controlli per quelle che accetteranno le nuove imposte.
Stato di polizia contro i poveri e le classi lavoratrici, stato assistenziale verso i ricchi e verso chi aspira ad esserlo contro i vincoli sociali e collettivi. Una versione italica, dunque corporativa, di stato neo-liberale.
La linea che unisce questi provvedimenti è la cancellazione dello Stato sociale, come lo abbiamo conosciuto. La demolizione dei vincoli morali, politici, economici e giuridici, che hanno garantito per decenni prospettive di crescita personale e collettive a chi non poteva contare sul favore delle stelle.
Ed è proprio qui, su questa linea di frattura, che la destra va contrastata e battuta.
https://effimera.org/il-vero-volto-della-politica-economica-del-governo-meloni-di-andrea-fumagalli/