Attualità: in un'intervista al giornale tedesco Faz, Francesca Bria sostiene che abbiamo bisogno di un Twitter europeo. Il fatto che Twitter sia da poco passato in mano ad un proprietario esuberante e vagamente umorale ha soltanto acuito un'esigenza che era nota e strutturale. È già da qualche anno, infatti, che Bria sottolinea la necessità europea di rendersi digitalmente sovrana.
Nel momento di un salto tecnologico, è fondamentale che persone di comando spieghino alla popolazione e al resto dei tecnocrati un fatto che potrebbe essere dimenticato: le infrastrutture digitali non sono meno "proprietarie" delle infrastrutture più evidentemente fisiche come le basi militari, i ponti o i gasdotti. I server, i software e i cavi, cioè i luoghi dove si incontrano e vengono archiviate le vite digitali di noi cittadini, hanno una bandiera. Se alcune funzioni vitali della nostra democrazia vengono ospitate da piattaforme di altra bandiera, come quella parte non indifferente di dibattito democratico che si svolge su Twitter, siamo ospiti di qualcuno. E per un continente che parla da almeno dieci anni di autonomia strategica, è importante che qualcuno tenga viva l'idea e alzi l'asticella, perché essere una potenza regolatrice (Gdpr, AI Act, etc.) potrebbe non bastare.
Why we urgently need a European alternative to Twitter, public and independent, and how a federation of European public media companies could help to preserve our informational, technological and political sovereignty, reclaiming a digital public sphere. My interview in @faznet pic.twitter.com/YavHZxPoH7
— Francesca Bria (@francesca_bria) July 22, 2023
(Il punto di Bria ci trova talmente d'accordo che non possiamo non sollevare un retropensiero vagamente complottista - esattamente lo stesso delle basi militari: è solo una scarsa ambizione europea che non ci ha ancora fatto sviluppare il Twitter europeo, o c'è qualcuno che rema contro? Informazioni reali non ne abbiamo, sarebbe bello conoscere i lobbisti a Bruxelles di queste piattaforme).
Ma parliamo di cose allegre: chi è Francesca Bria? FB è una delle superstar silenziose della classe dirigente italiana. Romana, classe 1977, andava a scuola al Mamiani (il liceo dell'eccellenza di sinistra) e in quegli anni era fidanzata con Libero De Rienzo (attore di Santa Maradona nonché regista di quel piccolo capolavoro che fu Sangue - La morte non esiste; recuperatelo in un pomeriggio agostano).
Insomma, Bria cresce già con la stellina sulla testa. Poi si laurea alla Sapienza in cose "fricchettone" (Economia dell'innovazione), fa un dottorato all'Imperial College e diventa un'esperta di quell'incrocio tra media, innovazione e attivismo. Potremmo chiamarle "Scienze seattliane applicate" in onore di Seattle '99. Ecco, Francesca è la crema di quel movimento, al punto che nel 2016 viene chiamata dalla sindaca di Barcellona Ada Colau a fare l'assessore al digitale. Questo forse è uno dei passaggi che più mi emozionano: esiste un network europeo di supertecnici fricchettoni cazzutissimi, e da questo network la sindaca di una delle città più all'avanguardia d'Europa si va a pescare una straniera, mamianina doc, e le affida la digitalizzazione della città.
Finito l'incarico, FB va ancora avanti ed è attualmente presidente del Fondo nazionale per l'innovazione, un pezzo di Cassa Depositi e Prestiti, e membro del CdA Rai. Cosa avrà in serbo per lei il futuro? Vedremo. Intanto non vediamo l'ora di iscriverci al Twitter europeo.
Questo blog è la versione estesa di un contenuto della newsletter "Tuffi" di Vittorio Ray.