Un ticket Bonaccini-Schlein (come del resto già avvenuto in Emilia-Romagna) avrebbe perfettamente senso. Infatti, i due candidati non sono veramente in contraddizione l'uno con l'altro, ma piuttosto rappresentano (alla luce della sociologia politica delle loro basi di riferimento) i due pezzi complementari di quella che Alberto Asor Rosa 50 anni fa già chiamava la "prima società" e di cui il Pd è il rappresentante politico.
Per Asor Rosa la "prima società" era la parte di società relativamente integrata nelle tecnostrutture di rappresentanza sociale e politica e che si sentiva garantita dallo stato, a cui si contrapponeva una crescente "seconda società", vittima del precariato, dell'esclusione e dell'insicurezza, che vedeva la prima società come ostile ai suoi interessi.
Il Pd è del resto dichiaratamente il partito del "mondo produttivo", di quella che una volta si sarebbe chiamata "l'aristocrazia del lavoro", del lavoro specializzato nella manifattura, e delle mansioni tecnico-professionali nel settore impiegatizio e nei servizi pubblici e dei quadri amministrativi e imprenditoriali che li organizzano.
Rispetto a questa prima società, Bonaccini e Schlein si pongono ciascuno come rappresentante di una delle sue due anime interne, quella industriale-commerciale e quella culturale-sociale. Bonaccini rappresenta gli interessi della manifattura avanzata votata all'esportazione, del modello economico della Regione Emilia-Romagna divenuta, anche grazie alla TAV, nuovo baricentro dell'Italia, della Motor Valley, del food, del turismo ecc. Si tratta di un mondo socio-economico che mette assieme operai specializzati (che non sono più gli operai massa degli anni '70 ma tecnici ad alta specializzazione) e gli imprenditori e le classi manageriali a essi collegati. Schlein rappresenta invece la nuova classe media socio-culturale, i giovani istruiti, i lavoratori dell'economia creativa e della comunicazione, che si concentrano nelle grandi e medie città soprattutto del centro-nord, come Bologna, Reggio Emilia e Ferrara, per citare alcune delle città dove Schlein prese più preferenze nel gennaio 2020.
Questi due pezzi di prima società sono uno strato relativamente benestante tra alta classe operaia e classe media, che è stato tradizionalmente parte della base dei partiti socialdemocratici, socialisti e comunisti. Ma oggi esso si colloca non più come pezzo di una coalizione di classi popolari, che tenga dentro anche settori più poveri e marginalizzati sia socialmente e economicamente che geograficamente (notare quanto il ticket Bonaccini-Schlein sia fortemente sbilanciato territorialmente).
A rimanere fuori da questa coalizione è la seconda società, i non integrati, la parte del mondo del lavoro che non è difesa dai sindacati, né si sente rappresentata dal sistema istituzionale. Si tratta di quel pezzo di società che al momento vota 5 Stelle o Lega (molto meno FdI che è più partito classico borghese), o molto più spesso non vota. Quindi che vinca Bonaccini (molto più probabile) o Schlein, non si sanerà la frattura tra prima e seconda società, che è il vero problema esistenziale; per il Pd ben più che per altri partiti di centro-sinistra europei.
Dunque, che questa “seconda società” attualmente, in effetti, resti fuori dal bacino elettorale, dai “rappresentati” dal PD è sicuramente vero. La rappresentanza, essendo, in questa fase, da alcuni anni, più legata alla “prima società”, quella che alcuni ironicamente oggi indicano come “ZTL”.
Due cose, però: la prima, che questo purtroppo vale anche per chi sta a “sinistra” del PD, eccezion fatta, in parte per il M5S che però lavora più per “issue”, tematiche, ecc, ed ha avuto una parabola dovuta alla sua ambiguità (da noi manca un Podemos); la seconda, che non è proprio vero sia stato sempre così, alludendo al PCI. Negli anni 60 e 70 sia nel mezzogiorno, che nelle periferie urbane (soprattutto delle grandi città), e io penso in particolare a Roma, un grande corpo sociale fatto di immigrati italiani, di sottoproletariato, ecc. vedeva nel PCI un momento di profondo riscatto e miglioramento delle proprie condizioni. Fu il periodo dell’esplosione del fenomeno delle “Amministrazioni rosse”, ben oltre il triangolo emilia-toscana-umbria, con grandi città che iniziarono un percorso di vero cambiamento. A Roma Argan (storico dell’arte) fu eletto sindaco sotto la pressione delle “borgate” (più o meno pasoliniane, quelle che ora votano in massa FdI, Lega, ecc. ma che, vorrei ricordare, ai tempi votavano per il 40-50% (si, proprio 40-50) , a lui succedette un “oscuro funzionario” Luigi Petroselli che si rivelò essere uno dei migliori e più amati sindaci di quella città.