Mentre in paesi europei come Spagna e Germania il salario minimo legale spinge la crescita di lavori di qualità e riduce le diseguaglianze, in Italia si tarda ad implementare questa misura, nonostante le recenti indicazioni comunitarie. Un salario minimo può servire all'Italia? Perché? Come?
Ne parliamo il 21 marzo alla Facoltà di Economia dell’Università Sapienza di Roma (Via del Castro Laurenziano, 9) con la professoressa Elena Granaglia (Università Roma Tre), la deputata Maria Cecilia Guerra (economista e firmataria della proposta di legge parlamentare sul salario minimo) e il professore Michele Raitano (direttore del Dipartimento di Economia e Diritto dell'Università La Sapienza). Modera Alessandro Bonetti, analista economico e giornalista.
Nel 2022 la Commissione europea ha emanato una direttiva (EU 2022/2041) sui salari minimi adeguati. L'obiettivo è quello di migliorare le condizioni di vita e lavoro nell’Unione Europea e di adeguare i salari minimi in tutti gli stati membri. La direttiva, scrive l’UE, istituisce un quadro al fine di conseguire condizioni di vita e di lavoro dignitose (Articolo 1).
Eppure oggi in Italia, nonostante gli esempi virtuosi di paesi come Germania e Spagna, il dibattito politico sul salario minimo legale è polarizzato e l'introduzione di questa misura resta ancora lontana. Cosa ci mostrano i dati degli altri Paesi in merito all’introduzione di un salario minimo legale? Perché c'è bisogno di un salario minimo in Italia anche in presenza di una contrattazione collettiva?
Ti aspettiamo per discuterne in Sapienza in Aula Marrama (6° piano della Facoltà di Economia de La Sapienza in Via del Castro Laurenziano, 9). L’evento è realizzato da Kritica Economica in collaborazione con il Dipartimento di Economia e Diritto dell’Università La Sapienza di Roma ed è finanziato dalla Young Scholars Initiative.