Secondo molti, il problema della sinistra europea di oggi è il peso eccessivo dei personalismi, mentre nella sostanza manca una visione d’insieme su cui fondare progetti validi e duraturi. Ma questa teoria sembra smentita dalla realtà politica spagnola, dove coesistono forti personalità e concretezza dei provvedimenti. Ne è un esempio cristallino Yolanda Díaz, attuale ministra del lavoro e delle politiche sociali nel governo Sánchez II, oltre che vicepresidente del governo.
Díaz è la responsabile politica della storica riforma del lavoro portata a termine in Spagna a fine 2021 e secondo molti osservatori potrebbe diventare la nuova guida di una larga coalizione di sinistra in Spagna. È guardata con interesse anche all'estero, tanto da essere stata invitata a tenere un intervento all'ultimo congresso della Cgil.
L'intervento di Yolanda Díaz al congresso della Cgil.
La grande attenzione e determinazione emerse nei confronti dei temi sociali durante questi anni di governo Sanchéz portano senza dubbio la sua firma e sono frutto della sua volontà e visione politica. Dopo un passato da avvocata e una lunga esperienza da giuslavorista negli ambienti sindacali galiziani, Yolanda Díaz si è imposta nelle dinamiche interne di governo portando a casa risultati notevoli.
La riforma spagnola del lavoro ha riportato al centro il concetto di "temporalità" per combattere la precarietà. Infatti, oltre ad aver imposto un livello di salario minimo pari a 1.080 euro per ogni lavoratore e aver avviato importanti sperimentazioni sulla settimana lavorativa da 4 giorni, la reforma laboral ha inciso fortemente sulla limitazione dell'utilizzo di forme contrattuali precarie e a tempo determinato. Mandando un messaggio chiaro a tutte le sinistre europee: nelle condizioni attuali in Europa è possibile, se non doveroso, lavorare per un mercato del lavoro più rigido, combattendo il dogma della flessibilità ad ogni costo e mantenendo alta l’attenzione su qualità e dignità del lavoro, al fine di aumentare il potere contrattuale dei lavoratori.
I risultati di questo intervento legislativo sono sotto costante monitoraggio da parte del governo e lo saranno anche nei prossimi anni ma, già a distanza di tre mesi dall’approvazione, i dati raccolti certificavano una riduzione complessiva di 90mila unità nel livello generale di disoccupazione nazionale e una radicale svolta nella tipologia dei nuovi contratti stipulati a partire dall’entrata in vigore della riforma (il 50% di essi risultava infatti essere a tempo indeterminato). Questo risultato è stato possibile grazie ad un’intensa opera di concertazione tripartita fra governo, sindacati e associazioni imprenditoriali. Questo nuovo tipo di concertazione è stato voluto fortemente dalla ministra Dìaz e ha permesso di raggiungere un’elevata quota di accordi sul totale di quelli da siglare.
Iscritta al Partito Comunista Spagnolo fin da giovanissima, Díaz ha fatto il suo ingresso nelle istituzioni nel 2003, a 32 anni, quando fu eletta consigliera comunale del comune galiziano di Ferrol in quota IU (Izquierda Unida, la coalizione spagnola di sinistra radicale di cui ancora oggi rimane fedele espressione). Tuttavia, la ministra ha formato la sua identità politica per lungo tempo al di fuori dalle più strette dinamiche di partito, nel ruolo di avvocata specializzata in diritto del lavoro.
Forse è proprio a causa di questa sua esperienza ibrida che le è stato possibile elaborare progetti molto concreti, mantenendo l'apertura al compromesso senza però mai perdere chiarezza e linearità politica rispetto agli obiettivi previsti. Anche grazie a questo approccio, nel tempo le sue posizioni più radicali sono riuscite a prevalere sulla linea di governo più moderata rappresentata dai socialisti, come lo stesso presidente del consiglio Sanchéz.
Oggi Yolanda Díaz è a capo di una piattaforma elettorale a guida femminile e femminista denominata Sumar e raccoglie attorno alla sua figura una vasta serie di speranze popolari, che la rendono una candidata appetibile per la carica di capo del governo.
Nelle prossime elezioni politiche previste in autunno, la coalizione di sinistra dovrà sfidare un centrodestra riorganizzato e in vantaggio nei sondaggi. Al momento, la promessa di Díaz a coloro che la invocano nel ruolo di nuova leader, rimane quella di decidere al più presto su quale futuro dare alla sua creatura politica, avendo consapevolezza della propria popolarità unita ad un grande potenziale elettorale. La scelta è fra la trasformazione di Sumar in una lista su cui far convergere gli altri partiti o la candidatura ufficiale in un partito già esistente, uno su tutti Podemos, che da tempo le ha avanzato una proposta di unità e collaborazione in chiave elettorale.