Il Btp Italia batte ogni record: 22,4 miliardi di euro di sottoscrizioni del titolo di Stato pensato per mobilitare il risparmio nazionale in risposta alla crisi sanitaria ed economica del coronavirus.
L'Italia, pur presa nel mezzo di quella che si prevede essere la recessione economica più grave degli ultimi decenni, manda un segnale di resistenza e lo manda soprattutto attraverso quei 14 miliardi di titoli raccolti attraverso il risparmio delle famiglie, frutto di anni di lavoro e consolidamento.
Non c'è miglior risposta al dibattito, estremamente polarizzato, sul ricorso alla linea di credito europea del Meccanismo europeo di stabilità: che messaggio manderebbe ai suoi cittadini un Paese che dopo questa prova di solidità attivasse una linea di prestiti pensata per Paesi in crisi? Con che coraggio si potrebbero rendere subordinate nelle linee di rimborso le sottoscrizioni delle famiglie italiane?
Da gennaio ad aprile l’Italia ha emesso Bot, Cct e Btp per quasi 141 miliardi di euro, ricevendo oltre 230 miliardi di richieste effettive (+60% di domanda sull’offerta). I collocamenti privati di aprile di Btp con scadenza a 5 e 30 anni riservati a investitori istituzionali (Banca Imi, Jp Morgan, Bank of America, Nomura, Société Generale e Deutsche Bank) hanno visto una richiesta di 110 miliardi a fronte di un’offerta di soli 16 miliardi.
La miglior dimostrazione di stabilità che si potesse lanciare, unita al successo dei Btp Italia, e forse l'unica notizia veramente positiva sul versante economico: nuove emissioni di Btp troverebbero una lunga fila di acquirenti. E questa è una notizia positiva che il ricorso al Mes potrebbe fugare non tanto nella pratica quanto piuttosto nella percezione. Retrocedendo in seconda fascia nella gerarchia di rimborso le obbligazioni nazionali e diffondendo la percezione di instabilità dell'Italia. Lì, allora, per davvero, si scatenerebbero vendite a raffica e scossoni: il "giudizio dei mercati" nascerebbe come profezia che si autoavvera. Vogliamo davvero arrivare a tanto?