L’America sta cambiando. Politicamente, demograficamente, culturalmente. Fra i motori di questo cambiamento ci sono giovani progressisti e idee nuove come la MMT. Abbiamo intervistato Andrès Bernal, amico personale di Alexandria Ocasio-Cortez e suo consigliere nella prima campagna elettorale in cui è stata eletta al Congresso, oltre che studioso e sostenitore della MMT. Ecco quello che ci ha detto.
Alessandro: Come sei entrato in politica?
Andrès: Ho iniziato nell’ambiente accademico. Come studente sono sempre stato interessato a studi e ricerche relative a questioni politiche. Mi sono laureato in filosofia: ero interessato soprattutto alla teoria sociale e critica e alla filosofia politica. Poi mi sono avvicinato al tema delle cooperative di lavoratori e della democrazia nei luoghi di lavoro. Tutto ciò è culminato nel dottorato in politiche pubbliche che sto svolgendo. I miei primi anni di dottorato mi hanno dato una conoscenza di base per aiutare una mia amica che aveva lanciato una campagna per l’elezione al Congresso degli Stati Uniti: Alexandria Ocasio-Cortez. Siamo amici da molto tempo. Quando ha deciso di scendere in campo nessuno la conosceva ed io ero nella posizione di aiutarla. Sono stato consigliere della sua campagna, occupandomi di strategia politica. Quell’esperienza mi ha lanciato più formalmente nell’ambiente politico.
Alessandro: È stata Alexandria a farti conoscere la MMT o l’hai conosciuta attraverso altre fonti?
Andrès: È stato il contrario: ho fatto conoscere io la MMT ad Alexandria. Ero disilluso a causa della mancanza di una prospettiva macroeconomica per chi studia il tema della democrazia nei luoghi di lavoro. Nella sinistra dei piccoli centri nessuno sembrava avere una visione macroeconomica convincente a riguardo. Mi sono messo a fare ricerche e dopo la vittoria di Trump sono tornato in contatto con un gruppo che avevo conosciuto alla conferenza di Rethinking Economics a New York: il Modern Money Network. Quando li avevo conosciuti avevo avuto l’impressione che fossero una realtà interessante. Mi aveva colpito molto il loro approccio interdisciplinare: affrontavano la MMT non solo da una prospettiva economica, ma anche legale, antropologica e sociologica. Tutte queste cornici concettuali sono importanti per capire come funziona un sistema monetario. Sono diventato amico di alcune persone in quell’ambiente, fra cui Stephanie Kelton. In quel momento la campagna di AOC [Alexandria Ocasio-Cortez ndt] stava ricevendo più attenzione e la sua piattaforma stava crescendo: iniziava a essere vista come una candidata che avrebbe potuto vincere. Allora ho iniziato a incoraggiarla a prendere in considerazione quelle idee. L’ho presentata a Stephanie Kelton, l’ho portata a una conferenza dove parlavano molti MMTer e ho spinto affinché il job guarantee (piano di lavoro garantito ndt) fosse incluso nella sua piattaforma politica.
Alessandro: Quali sono le proposte specifiche e i punti di vista originali che la MMT può dare ai politici?
Andrès: Quando Alexandria Ocasio-Cortez ha vinto, la prima cosa che ha sostenuto davvero con forza è stata il Green New Deal. Poi ha portato avanti anche l’idea di un job guarantee. La MMT è diventata subito estremamente importante e da allora abbiamo parlato a molti altri candidati e organizzazioni politiche. È un processo lungo far conoscere queste cose alla gente. Devi anche costruire un certo capitale politico. Serve molto lavoro. Serve pazienza. Ma la cosa più importante che la MMT offre ai politici è che dà delle lenti diverse per comprendere alcune questioni.
Negli Stati Uniti, come nella maggior parte del mondo, le idee progressiste si scontrano con i limiti posti da 40 anni di idee e immaginario neoliberali, secondo i quali non abbiamo soldi e non possiamo pagare per programmi economici diversi. L’orizzonte politico viene invece riformulato se consideri la prospettiva della MMT e del potenziale creato dall’emissione di valuta sovrana. Anche il modo in cui pensiamo, gestiamo, organizziamo e comprendiamo l’economia cambia, quando non si accetta più che lo stato naturale dell’economia politica sono i mercati e la proprietà privata. In realtà lo Stato, la legge e tutte le altre istituzioni sono incorporate nell’economia e contribuiscono a disegnare la sua struttura e il modo in cui essa opera.
Tradizionalmente nella nostra era neoliberale la sinistra, anche quella radicale in qualche misura, ha accettato che c’è un’economia “naturale”, che essa è capitalista e che lo Stato e i movimenti sociali possono soltanto intervenire in questa economia. In realtà questo tipo di economia è definita dalla moneta, dalla legge, dai governi, da tutte queste strutture che possono essere riarticolate diversamente per fare cose diverse.
Pensiamo all’inflazione, la grande paura delle persone quando si parla delle prescrizioni MMT per la politica fiscale. Serve una comprensione dell’inflazione più radicata nella stabilità (o instabilità) ecologico-sociale e nella progettazione delle istituzioni, nella capacità produttiva dell’economia, negli obiettivi politici, nella qualità dell’economia, nel benessere delle persone... tutte queste cose devono essere considerate in contrapposizione a un semplice mucchio di numeri e a leggi economiche che sarebbe impossibile cambiare. Penso che serva una comprensione più profonda delle cose. Tutti questi cambiamenti nel paradigma appaiono molto diversi da una prospettiva MMT.
Alessandro: Qual è la vera forza dei movimenti popolari che sostengono outsider come Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Sanders? Qual è la struttura che supporta questi movimenti?
Andrès: Sono questioni che vanno considerate nella prospettiva della storia recente. All’elezione di Obama contribuì l’energia di molti movimenti popolari, ma le cose non sono andate a finire proprio come la gente sperava. Molti, se non la maggior parte degli elementi della tradizione neoliberale sono stati “impacchettati” in maniera diversa sotto la sua amministrazione. Dopo Obama c’è stato Occupy Wall Street: altri movimenti sociali sono spuntati in giro per il mondo. Molte delle energie di quello che era il movimento no global (o alter-global) degli anni ‘90 sono confluiti in Occupy e anche in alcuni movimenti che hanno contribuito all’elezione di Obama e sono stati disillusi.
Quell’energia si sarebbe poi mossa per sostenere Bernie Sanders nella prima campagna per la nomination presidenziale nel 2016. Un’energia che poi ha trovato la strada per organizzarsi a livello di Congresso. È stata un’esperienza di apprendimento. È difficile dire quanto potere abbiamo davvero. Ma vorrei dire una cosa: quando Obama fu eletto presidente, a sinistra non c’era alcuna strategia per fare una qualsiasi cosa o per spingere Obama in una qualsiasi direzione. C’erano gruppi di sinistra, ma marginalizzati, senza alcuna vera influenza nella politica elettorale. Abbiamo visto cos’è successo.
Oggi lo scenario è molto diverso. Abbiamo eletto alcuni esponenti alternativi di sinistra progressista. Pensa alla “Squad” o a quelli che abbiamo eletto in questa tornata, come Jamal Bowman, Cori Bush e altri. C’è anche il nuovo fenomeno del “Sunrise Movement”, un movimento che sostiene il Green New Deal e la giustizia sociale e ambientale. Siamo nella posizione più forte per influenzare il clima politico dall’epoca del New Deal. Ma c’è ancora molta strada da fare.
Alessandro: I democratici di sinistra possono impostare un’agenda pragmatica per la presidenza Biden?
Andrès: Ci sono due modi di vederla. Da una parte, sappiamo che Biden, un democratico centrista, sta pensando a uno “stimolo fiscale verde”, che altri democratici centristi prima di lui (incluso Obama) non sostenevano. Oggi, grazie ai progressisti eletti al Congresso e ad altri sforzi progressisti, i democratici devono riconoscere che una parte della loro coalizione chiede certe cose. Biden sta considerando una politica di cancellazione del debito studentesco, anch’essa portata sul tavolo dai progressisti. Sta considerando una public option per la sanità: non è il Medicare For All, non è la sanità universale, ma è un passo verso sinistra. Tutte queste cose sono frutto della nostra influenza. Allo stesso tempo, la presenza dei progressisti dentro e fuori il Congresso sarà una sfida ad alcune cose che Biden potrebbe voler fare, necessaria a respingerle quando sarà appropriato e necessario.
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