Graziano Delrio (Pd), in un’intervista al Foglio datata 9 aprile, ha dichiarato che “le Camere sono delle sentinelle dentro questa notte”, in riferimento al ruolo dello Stato nell’emergenza Coronavirus. Che stiano effettivamente vigilando sulla sicurezza degli italiani, è difficile dirlo. Senza dubbio sono sveglie, almeno quando si tratta di cogliere occasioni per fare campagna elettorale.
Lo stesso Delrio si è trovato, il giorno seguente, a essere vittima della loro solerzia. Insieme al capogruppo dem in commissione Bilancio Fabio Melilli, ha avanzato la proposta di un “contributo di solidarietà” da far versare alle fasce di reddito più alte, in risposta all’emergenza Covid-19 e al suo impatto sulle fasce più deboli. Si è scatenato l’inferno, ma non è questo a stupire chi è abituato alle scene di ordinaria follia della politica italiana. Quello che ha lasciato a bocca aperta un po’ tutti – opposizione, alleati di Governo, lo stesso Nazareno – è che il Pd ha detto una cosa di sinistra.
Potevano le altre forze politiche lasciar passare inosservato questo prodigio? Certo che no. Tuttavia, sono state colte alla sprovvista: di questi tempi, la cosa che ci si aspetta di meno da un partito socialdemocratico è che tratti di temi di giustizia sociale. Niente paura, i punti a favore o contro sono roba da nostalgici della Prima Repubblica: l’importante è che se ne twitti, la rilevanza del contenuto soccombe alla schiacciante potenza comunicativa dell’hashtag. #CovidTax inonda le nostre bacheche, ma per il resto niente di nuovo sul fronte virtuale.
Ogni forza politica riesuma il proprio cavallo di battaglia, con un’incuranza della concatenazione logica argomentazione/confutazione che lascia senza fiato. Tuona il grillino Stefano Buffagni: “I parlamentari dem si taglino il loro, di stipendio”. Che è esattamente ciò che stanno proponendo, dal momento che l’indennità parlamentare lorda supera gli 80000 euro annui. Vito Crimi, sempre M5S: “Dobbiamo trovare le risorse dentro il paese, ridiscutendo interventi non necessari come la TAV”. Commento che potrebbe essere inserito nel vocabolario Hoepli come esempio esplicativo della voce “benaltrismo”: “tendenza a rimandare pretestuosamente la spiegazione di problemi contingenti a fumose cause di carattere più generale”. Giorgio Mulé, Forza Italia, ripropone un evergreen che non necessita nemmeno di aggiustamenti ad hoc, scagliandosi contro chi tocca “le tasche degli italiani” di berlusconiana memoria. Zingaretti tentenna, non se l’aspettava. Nel dubbio, non reagisce.
Di fatto, che cosa hanno proposto i due deputati dem? Dalla nota del Gruppo Pd della camera, leggiamo: “La proposta prevede l’istituzione di un contributo di solidarietà per gli anni 2020 e 2021, che dovranno versare i cittadini con redditi superiori ad 80.000 euro e che inciderà sulla parte eccedente tale soglia. La somma versata, rispettando i criteri di progressività sanciti dalla nostra Costituzione, sarà deducibile e partirà da alcune centinaia di euro per le soglie più basse fino ad arrivare ad alcune decine di migliaia di euro per i redditi superiori al milione”.
Dunque, a pagare sarebbe l’1,95% del totale dei contribuenti Irpef, una nicchia che è difficile non definire privilegiata. Inoltre, si tratterebbe di un contributo deducibile, ovvero l’importo verrebbe sottratto dal reddito complessivo e le imposte calcolate sulla differenza.
Facciamo un esempio concreto: un cittadino con un reddito di 81.000 euro, appartenente alla fascia più bassa di quelle coinvolte, sarebbe tenuto a pagare il 4% dell’eccedente alla soglia di 80.000 euro: 40 euro all’anno, per di più deducibili. L’esproprio proletario me lo ricordavo un po’ diverso. Anche la patrimoniale, a dirla tutta: quest’ultima consiste, come suggerisce il nome, in un’imposta che colpisce il patrimonio accumulato attraverso redditi già assoggettati a prelievo fiscale. Nulla a che vedere, dunque, con un onere deducibile, che viene escluso dal conteggio delle imposte. Si tratta comunque di una proposta troppo radical per essere presa seriamente in considerazione da una sinistra che se, per sbaglio, dice una cosa di sinistra, poi si morde la lingua.