Nell'apertura di martedì Repubblica cita dati allarmanti sulla sanità e su cui è ora di riflettere nel pieno dell'emergenza coronavirus: "In 10 anni sono stati cancellati 70 mila posti letto, mancano 8 mila medici e 35 mila infermieri. A furia di tagli, abbiamo debilitato le nostre difese immunitarie, fino a renderle assolutamente inadeguate".
Il problema principale del coronavirus, ci sembra di capire da queste settimane, è la massa d'urto dei nuovi contagi che intasa reparti e ospedali. Mettendo alle corde un sistema sanitario nazionale che negli ultimi anni ha subito il più odioso degli assalti, quello dell'austerità economica: nel decennio che si è appena concluso, sono stati tagliati al Sistema Sanitario Nazionale 37 miliardi di euro di finanziamenti, solo leggermente risanati dalla boccata d'ossigeno dei 2 miliardi messi nella manovra 2020.
L’Ocse segnala che l'Italia per la salute spende tra pubblico e privato l’8,81% del Pil, esattamente come la media dei Paesi Ocse. Ma se si analizza il procapite a parità di potere di acquisto, siamo sui 3.428 dollari, contro i 3.992 della media, come riportato da Quotidiano Sanità. In generale, dal 2010 a oggi la spesa sanitaria pubblica pro capite è diminuita dell’8,8%, in linea con le nazioni che hanno sofferto di più la crisi, ovvero Grecia (-38%), Portogallo (-11%) e Spagna (- 3,8%).
A questo quadro economico sconfortante si aggiungono le annose disparità territoriali (i posti letto complessivi per 100.000 abitanti, sono 791 nel Centro-Nord e 363 nel Mezzogiorno) e il grave problema dei posti letto in terapia intensiva, che prima dell'inizio dell'emergenza ammontavano a poco più di 5mila in tutto il Paese. Ed emergono così tutti i fattori di criticità dell'attuale gestione politica del sistema sanitario.
Abbiamo, come professionalità, organizzazione e competenze, un sistema sanitario nazionale che dalla fine degli Anni Settanta rappresenta il nostro fiore all'occhiello in materia di Stato sociale. Ma al tempo stesso la sua gestione è stata, negli ultimi anni, devastata dall'ideologia economica dell'austerità e dei tagli indiscriminati, a cui ha sicuramente contribuito la divisione della governance tra gli enti regionali. Nell'ora dell'emergenza del coronavirus capiamo quale sarà la strada maestra da seguire nei prossimi anni: investire, investire, investire. Rafforzare il radicamento territoriale del SSN e invertire i dolorosi effetti dell'austerità indiscriminata.
[…] caso che deflagra in faccia ai nostri è oggi soprattutto quello del Servizio Sanitario Nazionale, che naturalmente ha sempre operato come un’indispensabile parte nella co-produzione del […]
[…] (Pubblicato inizialmente su Kritica Economica) […]