Il 21 novembre 2023 è entrato in carica il nuovo governo spagnolo guidato da Pedro Sánchez, che è riuscito sorprendentemente a conquistare la presidenza per la terza volta consecutiva. Alleate del Partito Socialista di Sánchez (PSOE)1PSOE è l'acronimo di Partido Socialista Obrero Español (in italiano, Partito Socialista Operaio Spagnolo). sono varie formazioni regionali e Sumar, una coalizione di forze a sinistra dei socialisti. Quest’estate, in piena campagna elettorale, era stata proprio Sumar, già alleata con il PSOE, a promettere un assegno di 20mila euro a ogni cittadino ventitreenne, utilizzabili per migliorare la propria formazione o avviare un progetto di lavoro. La proposta non è sopravvissuta alle negoziazioni per formare il nuovo governo, ma merita comunque di essere approfondita.
Se vi suona familiare è perché l’avete già sentita formulare dall’ex segretario del Partito democratico Enrico Letta. Nel maggio 2021, Letta lanciò l’idea di una “dote per i diciottenni”, da finanziare tassando l’1% più ricco del paese. L'idea ebbe vita breve, anche per via della stroncatura da parte dell’allora Presidente del consiglio Mario Draghi (“non è il momento di prendere i soldi ai cittadini”). La proposta era stata accolta da una levata di scudi anche da parte degli schieramenti conservatori e liberali, nonostante fra i padri nobili della tassa di successione ci siano storici pensatori liberali come John Stuart Mill o Luigi Einaudi.
L’eredità universale "sbarca" in Italia
In Italia l’idea di un eredità universale è entrata nel dibattito pubblico per la prima volta grazie a Fabrizio Barca: economista, ex ministro del governo Monti e oggi direttore del Forum Disuguaglianze e Diversità. Già nel 2019, il Forum aveva lanciato 15 proposte per la giustizia sociale nel nostro paese, tra cui figurava anche l’eredità universale.
Il documento descriveva una situazione impietosa delle disuguaglianze italiane:
"L'Italia ha una grave crisi generazionale. È uno dei paesi con più bassa mobilità sociale ed è sempre più facile prevedere lo status socio-economico dei figli e delle figlie guardando a quello dei genitori".
E ancora:
“L’attuale tassazione delle eredità colpisce anche chi riceve poco, mentre è caratterizzata da una modestissima progressività, concorrendo così alla bassa mobilità sociale. Nel panorama dei paesi ricchi, l'Italia ha una delle tassazioni più timide sui trasferimenti di ricchezza”.
Partendo dalle proprie ricerche, il Forum proponeva come soluzione un’eredità di 15mila euro per ogni neo-maggiorenne, non condizionata e da finanziare con tasse più progressive sui grandi patrimoni. Enrico Letta si era ispirato proprio a questa proposta, ma modificando l’importo della dote (10mila) e limitandone i beneficiari in base all’ISEE familiare.
L’eredità universale, però, ha una radice ancora più antica. Il rapporto del gruppo di Barca si richiama esplicitamente all’ultimo libro di Anthony Atkinson, economista inglese morto nel 2017, dal titolo “Disuguaglianza: che cosa si può fare”. Nel suo lavoro, Atkinson proponeva di istituire un’eredità per ogni maggiorenne e tracciava una genealogia della sua proposta, partendo addirittura da Thomas Paine. Filosofo e rivoluzionario inglese, già nel 1797 Paine suggeriva di elargire 15 sterline a ogni persona giunta alla maggiore età: una somma che all’epoca, spiega Atkinson, era grossomodo pari alla metà del guadagno annuo di un bracciante agricolo inglese1.
Benefici universali. Oppure no?
La proposta di eredità universale è ricondotta a una scuola di pensiero nota come asset-based egalitarianism. E spesso è stata messa a confronto con la proposta di un reddito universale di base (UBI nell'acronimo inglese2UBI sta per universal basic income), sottolineando ora i pregi dell’una, ora i pregi dell’altra. È interessante, però, notare anche le somiglianze tra le due idee, grazie alle quali ci si può ricollegare a un dibattito più ampio. Entrambe, ad esempio, hanno natura universalista, cioè non vincolata all’accertamento di una specifica situazione economica del beneficiario.
Questo è un punto su cui si dibatte ancora molto. Quest’estate, ad esempio, quando Sumar aveva lanciato la sua proposta, il principio dell’universalità era stato criticato dalla ministra dell’economia Nadia Calviño:
“Chiunque proponga misure che consistono nel concedere sussidi e aiuti senza alcun tipo di restrizione, livello di reddito o obiettivo concreto, deve spiegare come li finanzierebbe, perché nei prossimi anni dobbiamo continuare con una politica fiscale responsabile”.
- Nadia Calviño
Controlli alla spesa
C’è poi un’altra questione: i soldi dell'eredità universale sarebbero vincolati o potrebbero essere spesi liberamente? Sumar (come Letta tre anni fa) sembrava puntare sulla prima opzione. Presentando il progetto di eredità universale, il portavoce della campagna elettorale e attuale ministro della cultura, Ernest Urtasun, spiegava:
“Il diritto si acquisirebbe a 18 anni e il pagamento diventerebbe effettivo a 23. E tra i 18 e i 23 ci sarebbe un accompagnamento amministrativo per aiutare questi giovani a sviluppare un progetto con questo denaro con un triplo obiettivo: sviluppare un progetto di inserimento lavorativo, sviluppare un progetto di imprenditoria o fare formazione”.
- Ernest Urtasun
In effetti, limitazioni di scopo all’utilizzo dei soldi erogati esistono per molte misure di welfare e sembrano rispondere semplicemente al buon senso. Il rischio, però, è che questi limiti producano una burocrazia il cui unico compito sia disciplinare i beneficiari in un’ottica punitiva.
Inoltre, alcune ricerche suggeriscono che le persone sono in realtà più coscienziose di quanto i policy-maker si aspettino. Nel suo "Utopia per realisti", lo storico Rutger Bregman ha raccolto i risultati di una serie di studi sugli effetti di trasferimenti monetari diretti e incondizionati a persone estremamente povere. Bregman ha scoperto che i destinatari non sprecavano i fondi. Semmai, i principali indicatori miglioravano: calavano povertà, abbandono scolastico e consumo di alcol3.
Ovviamente, il dibattito tra universalismo e means-testing3Con means-testing si indica la valutazione dell'idoneità di un individuo (o una famiglia) ai sussidi pubblici, in base al fatto che possieda i mezzi per fare a meno di tale aiuto. non può essere risolto in maniera affrettata e semplicistica. I risultati di ricerche come quelle di Bregman riguardano spesso trasferimenti più simili per struttura a un reddito universale che a un’eredità universale. Altri esperimenti simili danno risultati più in chiaroscuro (ad esempio l’UBI finlandese4Per una lettura più sfumata del caso finlandese si veda qui). Rimangono però gli spunti per parlarne senza cedere a pregiudizi distorti.
I soldi di mamma e papà
La discussione sull’eredità universale attira l’attenzione anche su un altro tipo di eredità, quella “privata”, un tema spesso trascurato quando si parla di disuguaglianza. Abbiamo già mostrato come la tassazione italiana in materia sia tra le più generose d’Europa. Bisogna aggiungere che, secondo un’analisi del Financial Times del 2021, più della metà della ricchezza dei miliardari italiani proviene da eredità.
Ovviamente, il problema non si ferma alla Penisola. La tendenza sembra confermata a livello globale da un recente rapporto della banca svizzera UBS. L'analisi ha studiato 137 nuovi miliardari nell'arco di dodici mesi, cercando di capire come erano diventati così ricchi. 53 di loro avevano ereditato il denaro dalle loro famiglie, per un totale di 150,8 miliardi di dollari. Ai miliardari cosiddetti self-made era andata peggio: avevano accumulato di meno (140,7 miliardi), pur essendo numericamente di più (84 in totale).
Non è un caso se dagli anni Ottanta e Novanta la quota ereditata sul totale dei patrimoni è cresciuta in vari Paesi (vedi la figura sotto).
Dal canto loro, le famiglie a basso reddito sono ovviamente più svantaggiate per quanto riguarda le eredità ricevute: è meno probabile che ne siano beneficiarie e, quando le ricevono, le cifre sono relativamente molto più modeste.
Per concludere
Secondo un recente studio4, una misura come l’eredità universale potrebbe avere effetti significativi e positivi su disuguaglianza e distribuzione del patrimonio già dopo dieci anni dalla sua introduzione. Certo, si tratta di una simulazione, e come tale non prende in considerazione diversi fattori. Ma è un altro tassello utile a gettare le basi di una discussione seria. Chissà che non possa essere un punto di vista nuovo e fruttuoso da cui affrontare il dibattito sulla disuguaglianza, da anni tornato al centro del discorso pubblico internazionale.