“Rido per te che non sai sognare”, cantava Demetrios Stratos nella stupenda canzone degli Area, Gioia e Rivoluzione.
Quando Kritica Economica è stata lanciata nella giungla del web, eravamo tutti in reclusione domestica, interrogandoci sui risvolti economici della pandemia, sul futuro dell’Europa post-covid, sui diritti dei lavoratori nelle fabbriche. L’esordio nello spazio pubblico era scandito dalle dirette che tanto spopolavano durante la quarantena e dagli articoli su un sito “fatto a mano”.
Molti di voi hanno visto una luce di energia ed entusiasmo nel progetto di Kritica Economica e hanno deciso di supportarci. E ci avete visto bene. Oggi grazie al vostro supporto potete vederci ancora meglio: grazie al lavoro dei nostri graphic designer Marco Rollo e Martina Troya abbiamo un nuovo volto, la nuova identità grafica di Kritica Economica su tutti i canali social e sul sito.
È ancora grazie alla vostra attenzione per la nostra analisi che oggi siamo ospiti sui blog di varie testate nazionali, abbiamo collaborato con la Fondazione Feltrinelli, lavoriamo con le scuole, siamo ospiti di conferenze e organizzatori di dibattiti che vedono incontrarsi il mondo accademico con quello giornalistico e politico. Vantiamo una recente collaborazione con la prestigiosa Young Scholars Initiative, che ha finanziato il nostro progetto di “Economia del Reale” in giro per l’Italia e il nostro nuovo sito, realizzato con il supporto dell’agenzia Big Sur.
Questa è la nostra gioia.
Recentemente siamo stati invitati alla Cologne Summer School 2022, organizzata dal team dell’Università di Colonia. La Summer School di quest’anno trattava un tema a noi molto caro: uguaglianza di opportunità. Due settimane di lezioni, confronti, interdisciplinarietà, contaminazione di culture, più di 30 partecipanti da tutto il mondo: questa è la Cologne Summer School, ed essere invitati a partecipare a questa prestigiosa iniziativa è la nostra piccola rivoluzione.
La Cologne Summer School 2022
I redattori di Kritica Economica Anna Noci, Francesco Laureti e Giorgio Michalopoulos hanno condiviso il “palco” delle lezioni con accademici da tutto il mondo provenienti da diverse aree delle scienze sociali. In questo senso la Summer School è stata un laboratorio di confronto e interazione tra discipline che ha permesso ai partecipanti di avere una prospettiva a tutto tondo sullo studio delle disuguaglianze oggi, a partire da alcune domande1LE DOMANDE
Come la tua disciplina definisce la disuguaglianza?
Quali sono i metodi utilizzati per identificare e testare la disuguaglianza?
Quali concetti di disuguaglianza sono dominanti nella tua disciplina?
Quali sfide affrontano i ricercatori su questo campo?
Quali sarebbero le misure da adottare per incentivare l’uguaglianza di opportunità?
Come definire nella vostra disciplina un bilanciamento tra uguaglianza ed equità?.
L’intervento di Kritica Economica
Nella nostra presentazione non abbiamo solo voluto portare un'analisi originale sulle disuguaglianze e l’uguaglianza di opportunità, ma ci siamo anche sforzati di trasmettere efficacemente quelle che ci piace definire come le “anime” di Kritica Economica. Abbiamo predisposto un questionario per capire come ogni partecipante percepisse l’urgenza della tematica chiedendo se la disciplina economica trattasse adeguatamente le disuguaglianze.
Secondo tutti i rispondenti al questionario, le disuguaglianze rappresentano un’urgenza impellente nel proprio Paese. Tra i problemi maggiori sono stati identificati i seguenti:
- questioni di genere,
- diritti delle donne,
- accesso all’istruzione,
- povertà delle nuove generazioni,
- distribuzione del reddito,
- disuguaglianze di accesso alle risorse naturali,
- concentrazione nella proprietà dei terreni,
- pratiche discriminatorie verso popolazione indigena, nera e migrante,
- oligarchia nella politica
Già queste risposte ci hanno fornito uno stimolo di riflessione e, pur con i nostri bias da economisti europei, abbiamo avuto modo di interagire con sensibilità e urgenze differenti da quelle del Vecchio Continente.
Ai partecipanti abbiamo chiesto anche se la disciplina economica rispondesse adeguatamente al problema delle disuguaglianze, ricevendo una sfilza di secchi “no”. Su questo punto, quindi, ci siamo scontrati con una triste verità: l’economia è percepita come una disciplina inadeguata nel rispondere alle urgenze del mondo contemporaneo. Una risposta che ci ha fatto molto riflettere sul ruolo del mondo accademico oggi è la seguente:
Nella mia visione, le persone più marginalizzate sono escluse da questa discussione.
Riteniamo interessante riportare per intero nel seguente pop-up21) Il sistema è impostato in questo modo
2) Mancanza di istruzione, intolleranza, poca rappresentatività, stereotipi
3) Chi è al potere e i più ricchi creano continuamente opportunità per mantenere e far crescere il loro potere e la loro ricchezza
4) Credo che la maggiore cause sia l’obiettivo di crescita economica incessante, specialmente quando parliamo del settore immobiliare. C’è un approccio comune a ritenere che la terra dovrebbe generare una rendita piuttosto che permettere alle persone di abitarci. Questo deve cambiare radicalmente se vogliamo combattere le disuguaglianze
5) I più benestanti generalmente hanno il potere e replicano le disuguaglianze tramite sistemi sociali
6) Il capitalismo e valori patriarcali
7) Il patriarcato. Il potere e l’influenza dei ricchi proprietari delle terre, dei mezzi di produzione dell’informazione. Sistemi disorganizzati e corruzione che non permettono una via di uscita dalle disuguaglianze, dal razzismo e dalla xenofobia.
8) Mancanza di politiche pubbliche
9) Mancanza di empatia per adottare buone politiche pubbliche
10) Ideologie politiche e ragioni economiche
11) Eredità dell’imperialismo e del colonialismole risposte alla domanda: “Quali credi siano le cause della disuguaglianza?”.
Perché queste risposte sono interessanti? Leggendole già si sentono gli odori di diversi Paesi del mondo, con i loro fumi densi di ingiustizie ma anche di speranze.
La presentazione
Ci siamo presentati in questa Summer School sentendo l’urgenza di mostrare che la disciplina economica non è una bandiera: ha diverse analisi, metodologie, e soprattutto diverse interpretazioni di società.
Così abbiamo diviso la nostra lezione in tre parti:
- Confutazioni empiriche ai miti sulle disuguaglianze
- Disuguaglianze e distribuzione del reddito nella storia del pensiero economico
- Disparità centro-periferia. Un approccio interdisciplinare
It’s the empirical evidence baby!
Quando si tratta il problema delle disuguaglianze sul piano delle politiche pubbliche, si può pensare a politiche pre-distributive, come investimenti sull’istruzione, riforme del mercato del lavoro o politiche industriali. Dall’altro lato, si può discutere di politiche re-distributive: strumenti di tassazione, sussidi di disoccupazione etc.
Ci siamo concentrati sugli interessanti sviluppi della letteratura scientifica su due specifiche politiche (una “pre” e una “re” distributiva) che sono spesso oggetto di vivaci discussioni: il salario minimo legale e, sulla tassazione dei patrimoni, la famosa trickle down theory.
In seguito ad una descrizione dello strumento del salario minimo legale e delle sue principali caratteristiche finalizzate a contrastare la disuguaglianza reddituale, abbiamo selezionato un primo mito neoclassico su questo strumento:
Il salario minimo fa aumentare il tasso di disoccupazione e disincentiva la produttività.
Abbiamo mostrato che diversi politici sostengono questa posizione, che però è priva di evidenza scientifica. Infatti, i freddi fatti dell’analisi empirica sfatano la critica neoclassica al salario minimo legale. Abbiamo mostrato, tra i risultati più recenti, quello di Dustmann et al. (“Reallocation effects of the minimum wage”, 2021), che mostra come dal 2015 (quando è stato introdotto il salario minimo legale in Germania) sia la produttività che l’occupazione sono aumentate. Inoltre, la misura è stata uno strumento efficace per ridurre le disuguaglianze di reddito, poiché i salari sono aumentati per le fasce di remunerazione prossime al salario minimo, mentre i salari più alti non sono stati ritoccati.
Un secondo mito squisitamente mainstream vorrebbe che i patrimoni dei ricchi non debbano essere toccati dalla tassazione, poiché in questo modo la ricchezza dovrebbe - in una infelice metafora - “sgocciolare” alla popolazione medio-bassa. In un mondo dove in media il 50% della popolazione possiede meno del 2% della ricchezza totale (fonte: World Inequality Database) e in cui l’1% più ricco arriva a possedere il 90% della ricchezza totale in continenti come l’America Latina, sostenere tale posizione sembra da nostalgici dell’Ottocento. Già nel 2015 il Fondo Monetario Internazionale, non la più progressista delle istituzioni internazionali, spiegava:
Se la quota di reddito del 20 per cento superiore (i ricchi) aumenta, la crescita del PIL in realtà diminuisce nel medio termine, suggerendo che i benefici non sgocciolano verso il basso.
Durante la Summer School abbiamo voluto presentare un ottimo caso di studio di Piketty, Garbinti e Goubille-Lebret (“Accounting for wealth-inequality dynamics: methods, estimates and simulations for France”). Nell’articolo gli autori mostrano le dinamiche di concentrazione della ricchezza in Francia dagli anni '70 al 2014, ma il risultato più interessante - che confuta definitivamente la follia “sgocciolante” - è la composizione delle attività per ogni decile di ricchezza e successivamente la scomposizione degli asset di investimento per l’1% più ricco della popolazione.
Mentre per le fasce più povere della popolazione l’unica forma di attività è il deposito bancario, nella classe media prende piede in forma dominante l’investimento immobiliare. Arrivando ai decili più alti, l’investimento immobiliare ricopre una quota sempre minore mentre l’investimento dominante diventa quello nei mercati finanziari, mentre i cosiddetti “business assets” in confronto non hanno una rilevanza comparabile.
Già ci si interroga come dovrebbe la ricchezza “sgocciolare” dai mercati finanziari. Andando più a fondo, abbiamo visto la scomposizione della ricchezza dell’1% più ricco della popolazione. A partire dal 2000, una forbice grandissima si è aperta tra investimenti finanziari e investimenti commerciali (cioè nell’economia reale). Gli ultimi, infatti, sono sempre più diminuiti in quota sia rispetto agli investimenti finanziari, sia rispetto a quelli immobiliari. La tendenza è dunque quella di un aumento delle rendite, siano esse immobiliari o finanziarie. Ma, se proprio dobbiamo parlare di trickle down, ad oggi sono sgocciolate politiche inadeguate e disuguaglianze crescenti, oltre che nefaste.
Quali sono le giustificazioni teoriche di questi miti? Lo ha spiegato Anna Noci con un vero e proprio viaggio nella storia del pensiero economico che potete leggere cliccando qui.
Ma non è finita. Come scriveva Cornelius Castoriadis,
Arrivati a un certo punto, l’economia deve essere altro, e di più, dell’economia – altrimenti diventa un’assurdità3Citazione tratta da “La filosofia dell’economia”, in “Contro l’economia”, Luiss University Press, 2022
Nel nostro percorso non convenzionale all’interno delle disuguaglianze abbiamo voluto adottare una prospettiva multidisciplinare, esplorata in dettaglio da Francesco Laureti in questo approfondimento.
Conclusioni
A far da motore della nostra partecipazione alla Summer School non è stata soltanto la suggestione di mettersi in gioco in un contesto internazionale, ma soprattutto l’instancabile curiosità di sperimentare nel metodo e nei linguaggi: una curiosità che anima da sempre il progetto di Kritica.
Abbiamo varcato il confine nazionale portando con noi gli strumenti affinati nei percorsi di studio condotti singolarmente e collettivamente, con il proposito di mostrare l’altro volto dell’economia, quello di una scienza sociale complessa e composta da tante voci. Abbiamo avuto l’onore ed il piacere di condividere il palco della Summer School con autorevoli professori come Michele Raitano, ordinario in politica economica all’Università Sapienza di Roma e membro del Gruppo di lavoro sugli interventi e le misure di contrasto alla povertà lavorativa in Italia (di cui riportiamo qui il link alla relazione del novembre 2021). Il professor Raitano ha tenuto una lezione di quattro ore sulle disuguaglianze intergenerazionali, con un approccio interdisciplinare che è stato molto apprezzato dai partecipanti alla Summer School.
Abbiamo chiesto ad Arina Deriugina, studentessa di sociologia presso l’Università di Bielefeld, un commento sulla presentazione e sull’esperienza della summer school. Questo è ciò che ha detto a Kritica Economica:
Grazie alla vostra presentazione ci è stato possibile avere una panoramica dettagliata sulle teorie economiche e immergerci un po' di più nella storia per avere una visione alternativa sui temi della disoccupazione e delle disuguaglianze.
L'aspetto più importante per me è stato l'avvio di una discussione tra il gruppo e la possibilità di condividere le situazioni dei nostri paesi e di parlare di possibili soluzioni.
Ho una formazione in sociologia economica, in particolare nel mercato del lavoro, e lavoro anche con i rifugiati in Germania, il che mi permette di avere una visione più ravvicinata dei problemi che si verificano nel sistema e grazie a questa lezione della squadra di Kritica Economica ho avuto un'idea del mio possibile argomento di ricerca per il Master.